Bologna-Bari è come l’ultimo giorno di scuola quando sai già di essere stato promosso. Si potrebbe anche non partecipare ma ci si va per salutare gli amici di sempre, divertirsi in gruppo e metabolizzare il distacco da quell’edificio; distacco da un lato piacevole e accompagnato da sospiri di sollievo con l’obiettivo di ricaricarsi ai massimi per l’anno che deve venire, dall’altro malinconico e triste perché saranno tre mesi lunghissimi. Ti soffermi a guardare il bar, il campo, la gente attorno a te e l’atmosfera cercando di fotografare l’istante, fissarlo e tenerlo il più nitido possibile, come fosse un album da sfogliare nel periodo di lontananza, di quegli album che ti strappano un sorriso per le belle emozioni che trasmettono.
Lo stadio è così, ti entra dentro e non ne esci più, ci si lamenta perché è scoperto, scomodo, fa freddo, fa caldo ma poi quando ci si ritrova tutti insieme su quei gradoni ci si scorda tutto e si canta per la maglia in campo.
Sul campo Bologna- Bari è la classica partita senza senso, giusto per onor di firma, tra una squadra che ha appena avuto la notizia della salvezza e l’altra che è retrocessa da qualche settimana. Sino a qualche settimana fa, si idealizzava questa partita come se potesse essere quella della matematica certezza di giocare ancora in Serie A. Una partita che era vista come ancora di salvataggio nella malaugurata ipotesi di arrivare a giocarsi tutto all’ultima giornata, convinti che il mordente pugliese sarebbe stato molto scarso.
Ma per fortuna il Doria è andato giù come un piombo regalandoci il sospiro di sollievo durante il viaggio di ritorno sul treno tra Prato e Bologna e quindi si è liberi di vivere la partita più tranquillamente.
Nel Bologna ritorna Perez mentre Ramirez è squalificato, in campo ci saranno i soliti 11 tra cui forse qualcuno all’ultima apparizione in rossoblù e altri in tribuna che probabilmente l’ultima apparizione l’han fatta con la fiorentina la settimana scorsa. Sì perché se da un lato domani la giornata è una festa, dal punto di vista societario pare che ci si diverta a sperimentare la tenuta psicologica dei tifosi, con continui colpi di scena e bastonate nei denti nel momento in cui malauguratamente ci si lascia prendere dall’entusiasmo.
E’ stato un anno duro, snervante e particolarmente rischioso, si è corso il rischio di non poter dire: “tra 3 mesi saremo ancora qui a sostenere i ragazzi”, ma ora siamo salvi e chiediamo solo un favore, di regalarci un po’ di tranquillità e non farci stare in pena per le sorti della nostra squadra alla quale abbiamo promesso fedeltà perenne nella buona e nella cattiva sorte.
Matteo Martoni