martedì 21 giugno 2011

Parla Beppe Signori

Eccole, le verità di Beppe Signori. All’Hotel Savoia di Bologna, con al suo fianco i legali Silvio Caroli e Paco D’Onofrio, l’ex capitano di Lazio e Bologna racconta dopo due settimane di silenzio forzato il suo punto di vista in una conferenza stampa accorata: in avvio, dopo poche parole, Signori, visibilmente tirato in volto, si interrompe e si commuove, versando qualche lacrima. Poi l’applauso delle prime file di parenti e amici e l’attaccante comincia a parlare: «Scusate l’emozione: mi devo fare forza, altrimenti non mi riconosco più. Sono stato capitano di due squadre e qualcosa vorrà dire...».



«MAI FATTE SCOMMESSE ILLEGALI» – Signori ha in mano un foglietto con tutte le cose a suo dire non vere scritte sul suo conto in questi giorni e cerca di smontarle una per una: «In questo periodo in cui sono stato rinchiuso in casa ho letto tante cose inventate: non so a cosa sia dovuto questo accanimento. A partire dal giorno del mio arresto: ero ancora in treno con due persone che mi stavano accompagnando a Bologna quando mi hanno telefonato alcuni amici chiedendomi cosa avevo combinato, ho guardato Internet dal cellulare di una delle due persone che erano con me e su un sito c’era la mia foto in maglia del Bologna e la scritta "Signori in manette". Mi ha telefonato un giornalista mentre come nei film mi stavano facendo le foto col numerino e prendendo le impronte, ho chiesto di avere pietà in un momento così delicato ed è uscito “Signori si sta già scusando”. Ho letto che sarei andato con dei miei contatti a Singapore a Casteldebole: erano orientali conosciuti a Pechino. E soprattutto - continua Signori - non faccio parte di nessuna associazione tanto che ho dovuto chiedere al mio avvocato cosa significava, altro che “capo dei capi”, come mi hanno dipinto. Se ero il capo dei capi perché su 50 mila intercettazioni telefoniche non ce n’è una mia? Cosa facevo? I segnali di fumo?». E poi c'è da chiarire la faccenda della nota passione dell'ex bomber per le scommesse: «Non faccio scommesse illegali: a me piace scommettere legalmente - insiste Signori - Probabilmente mi porto dietro una nomea sbagliata, quella dello scommettitore incallito: a me piace scommettere legalmente, magari puntare su una partita e guardarla con un’enfasi diversa. Oppure la storia dei Buondì Motta: queste sono le mie scommesse». Il riferimento è a una sfida lanciata in un ritiro precampionato a compagni di squadra e giornalisti: mangiare un Buondì entro trenta passi.

Le lacrime di Signori: «Mi devo fare forza»

L’INCONTRO DAI COMMERCIALISTI – Poi Beppe torna a quel 15 marzo, all’incontro a Bologna coi commercialisti Giannone e Bruni: «Durò un’ora e 40 minuti, da lì nasce tutto questo tran tran: c’era anche Bellavista, che avevo conosciuto da avversario sul campo, ed Erodiani, mai visto prima di allora. Il mio errore è stato andare a quella riunione, ascoltare e ingenuamente prendere un appunto. In quell’incontro mi avevano chiesto della possibilità, con la mia garanzia, di avvicinare giocatori di serie A ma io ho detto: “Queste cose non le faccio, non sono interessato e non ho la possibilità economica di farlo”. Non credevo nemmeno che fosse possibile avvicinare giocatori di quel livello e proporre combine per 20.000 euro: ci sono giocatori che prendono in un giorno quella cifra. Non è un caso che gli interrogatori degli altri siano durati dalle 6 alle 10 ore, mentre io dopo 48 minuti avevo già detto tutto». E a tal proposito, l’avvocato Caroli nota: «Del gip Salvini ho un’ottima impressione, ma non mi è piaciuto il comportamento di un pm che durante l’interrogatorio di Beppe si è alzato dicendo di dover andare via e ha aggiunto “tanto non c’è niente di interessante”, sottovoce».



«MAI RICEVUTO O DATO SOLDI» – «Non ho mai ricevuto soldi o assegni e non ho mai dato soldi o assegni alle persone indagate», dice ancora Beppe, in una mattinata nella quale l’attaccante ha anche ringraziato tutti coloro che in questi giorni gli sono stati vicini. Fa la lista, da Mazzone a Zeman, passando per Andersson, Gazzoni, Viviano e Fontolan. «Se loro che mi hanno conosciuto parlano così di me, è un onore». Il ct Prandelli lo aveva in parte criticato. Signori non gli risponde: «Lo conosco. Posso solo augurargli in bocca al lupo per gli Europei».



«ORA VOGLIO ALLONTANARMI DAL CALCIO» - Poi, la conclusione di Beppegol: «Ho fiducia nella giustizia: se sarò colpevole pagherò, se non sarà così qualcuno dovrà restituirmi questi quindici giorni di massacro. Ora mi voglio allontanare dal mondo del calcio: avevo già in piedi due contratti, uno con Mediaset e l'altro con Sky365, ironia della sorta una delle agenzie di scommesse che hanno denunciato i flussi anomali, di cui sarei dovuto diventare testimoniale. Chiederò che vengano messi da parte».



IL PADRE DI SIGNORI - A fine conferenza stampa duro il commento del padre di Giuseppe Signori, Giovanbattista, seduto in sala: «Sono stati i giorni più difficili della mia vita. Mio figlio è stato trattato come Totò Riina ma ha sempre fatto scommesse legali».

Alessandro Mossini (corriere di Bologna on-line)