Bologna 25 settembre 2009 -
ERA un rapporto di consulenza, così ci aveva detto Renzo Menarini. In un attimo è diventato di convivenza. Il Bologna, adesso, ha due anime, due punti di vista, due strategie, due gruppi che lavorano. Il Bologna è una grande anomalia che non piace alla Federcalcio e che piace ancora meno ai suoi tifosi. Nel giro di due giorni sono arrivati in società due nuovi uomini. Prima Francesco Maglione, poi Davide Anelli, il primo con l’incarico di team manager, il secondo come rinforzo all’ufficio marketing. Nessuno dei due era mai entrato, prima d’ora, nel radar rossoblù. Uno, Maglione viene dal Sud, l’altro, Anelli, viene da Chivasso, profondo nord. Entrambi riconducibili a quella che nel calcio, fino a tre anni fa, era nota come la "Scuderia Moggi".Non tutti, a Bologna, sono contrari alla possibilità che Luciano Moggi, attraverso i suoi uomini, muova i fili della società e magari un po’ anche quelli della squadra, ma la maggior parte sì. Finchè il rapporto era di consulenza, nessuno ha strepitato più di tanto. Ma quando, all’improvviso, gli uomini di Menarini hanno visto entrare i loro replicanti, al Dall’Ara è esplosa la rabbia. Seconda contestazione, dopo quella dell’estate, per la famiglia Menarini. Il motivo è sempre quello: sul Bologna F.C. 1909 si allunga l’ombra di Luciano Moggi.E la notizia è sensazionale. Sono passati due anni e mezzo da quando Alfredo Cazzola e Renzo Menarini organizzarono al Dall’Ara la manifestazione che passò alle cronache (locali) come il giorno di "Bologna capitale del calcio pulito". Si alludeva allo sporco di Calciopoli, naturalmente. Lo stadio si riempì. Tutto dimenticato, comprese le spese ingenti che i proprietari hanno sostenuto per ritrovare la serie A perduta.Ora, a sette giorni dalla festa per il centenario, il Bologna si mostra ai suoi tifosi arricchito nell’organico e indebolito dal sospetto che per reggere l’urto della serie A i suoi dirigenti abbiamo bisogno dell’aiutino. Prima di avviare il processo di lottizzazione, Menarini poteva almeno aspettare sette giorni? Evidentemente no, non poteva. Era urgente questa sfida alla maggioranza dei tifosi? Era così impellente, a centenario ormai organizzato, il bisogno di rinforzare l’ufficio marketing?Sono sbagliati i tempi e i modi che tolgono credibilità a chi è rimasto, che costringono Salvatori (direttore sportivo), Montagnani (marketing) e Tarantino (ormai ex team manager) a vivere da separati in casa. Sono arrivati i nuovi dirigenti esattamente come nell’inverno del 1993 arrivarono i "casilliani". Anche allora c’era un avvocato, si chiamava Finiguerra. E con lui Cannella e Loschiavo. Erano i colonizzatori, li aveva mandati Pasquale Casillo rispondendo alla richiesta di aiuto di una proprietà che non ce la faceva più. Lo sanno i Menarini come finì quel Bologna nel quale la sua gente non si poteva riconoscere? Retrocesso e fallito, così finì.E lo sanno i Menarini cos’è toccato in sorte ai club che negli ultimi anni hanno affidato a "terzi" la gestione dei loro affari? Ecco un breve elenco, che serve quanto meno a smitizzare la figure dei re che governano troppi territori. Ad una strategia simile a quella sposata da Menarini si sono affidati il Crotone, il Messina, il Pisa, l’Avellino, la Nocerina e il Taranto, ovvero un rosario di retrocessioni e di fallimenti.Ma questa è la scelta che il Bologna ha fatto, quindi bisogna domandarsi il perché, e a che cosa porterà: che sia il prologo di un lento passaggio di consegne, un favore di scambio oppure semplicemente un gesto amichevole? Non si sa. Certo è che sul ponte del Bologna, proprio mentre Papadopulo vince la sua prima partita dell’anno, sventola bandiera bianca. I signori del calcio cittadino hanno davvero intenzione di subaffittare il Bologna? Sono sicuri che la cura non si riveli presto più dannosa della malattia? Perchè di rischi, lasciando allenatore e squadra nell’incertezza che la destra non condivida ciò che dice o che fa la sinistra, ne correranno molti più dell’anno scorso.
Stefano Biondi