lunedì 10 marzo 2008

trasferta di di Lecce

VIAGGIO D’ANDATA

2 bottiglie di rosso
6 bavaria da 66
varie ed eventuali
2 panini con la mortazza
2 con lo speck
1 pacco di gocciole
il tutto in rigoroso ordine d'importanza.

Questo era il mio zaino prima della partenza per Lecce. Al ritorno mi ritrovo con ancora due panini allo speck e un 10 euro in meno perché le birre sono finite all’altezza di Bari verso le 8 del mattino di sabato. E’ probabile che questo sia l’indice migliore per capire che è stata una delle trasferte in cui mi sono maggiormente divertito.
Ma proviamo ad andare con ordine, anche se ammetto che mi risulta difficile, visto che la scansione temporale è confusa fra gag, aneddoti, stimoli d’ogni tipo, birrette e espansioni edilizie made in dadda.

Ritrovo in bocciofila alle 11 e 30. Del nostro gruppo alla fine siamo in due: io ed un Elia stranamente meno casual del solito. Dato ciò era normale decidere di aggregarsi in pullman con gli ultras. Pullman pienissimo composto da praticamente tutti i gruppi della curva (ultras, freak, bologna 82, sgp, noi) a riprova dell’ottimo clima che si respira in curva.
Si parte. Si stappano le birre. Si festeggia. Si vomita anche, ma questa è un’altra storia e io non c’entro. Si va piano, tanto c’è tempo e ci si ferma ogni tre autogrill. Alle tre di notte si è ancora ad Ancona e parte il quiz show, protagonista la Billa che viene presa in mezzo ad un bombardamento di domande sui gruppi ultras di ogni angolo d’Italia [a proposito ma Domodossola dove cazzo è?] ma anche grazie al 50 e 50 e all’aiuto da casa riesce ad uscirne quasi indenne. Si stappano le birre. Si affumica il pullman tanto che anche l’autista da chiari segni di sbandamento. Si festeggia. Ci si ingubbia un po’. Alle 8 pare che siamo a Bari. Ennesima sosta in autogrill, colazione tra baristi strambi e donnoni impellicciati che sembrano usciti da una commedia sexi anni 70 con lino banfi. E’ il sud, bellezza, mormoro fra me e me. L’autista che nel frattempo barcolla visibilmente, diminuisce l’andatura a 60 km all’ora e sembra di non arrivare mai.

A questo punto occorre un diversivo, ed ecco che il diversivo si materializza in un giornalino porno, gentilmente regalato dal gestore dell’autogrill. Giornalino porno che al suo interno, come ogni giornalino porno che si rispetti, ha un improbabile fotoromanzo erotico con protagonista la solita ragazza sola che va in un centro massaggi con tutto quello che ovviamente potete immaginare. No, non mi sono appartato in un angolo del pullman a riflettere sul contenuto socio-psicologico del fotoromanzo, semplicemente la storia è stata magistralmente interpretata dalla Billa, sempre più mattatrice del viaggio d’andata, interpretazione che al momento è al vaglio della giuria del telegatto per una menzione speciale all’interno sezione “casalingue del terzo millennio”. La storia deciderà per il suo destino, al momento non mi resta che dirle “forza Billa, la nord è con te!”.
Si stappano un po’ meno birre, anche perché le ho finite, l’occhio si appanna, il sole sorge e i pinguini mi fanno ciao, ma forse si tratta solamente di un sogno confuso.


LECCE [ Daddatown]

San Cataldo per la precisione. E’ mezzogiorno e si decide di svernare in questo luogo post atomico per 3 ore in attesa della partita. Il tempo di una splendida foto di gruppo e inizia la perlustrazione del territorio: cani con malattie ancora da scoprire ci scortano fra strade desolate, ville che hanno conosciuto tempi migliori e pescatori avulsi da ogni luogo e tempo. Dei tedeschi in vacanza fuori stagione ci guardano come se fossimo un branco d’antilopi nella savana e ci scattano un paio di foto.
Qualcuno decide di entrare in un “ristorante” a mangiare qualcosa, ma a giudicare dai racconti post pranzo [si narra di un vino che sembrava olio di semi di girasole, che probabilmente i locali usano al posto della benzina] la scelta del “daddatidadelpane” è stata la scelta migliore.

Cos’è il “daddatidadelpane”? Stolti, non potete capire. Il “daddatidadepane” è il centro, il fulcro, l’ombellico, di un nuovo progetto edilizio che cambierà le sorti del salento tutto, del bologna fc e delle vite di tutti voi. Posto in posizione strategica tra il nulla e i suoi derivati, con la benedizione di alcuni parenti albanesi, il “daddatidadelpane”, insieme al “dadar”, sarà il centro d’aggregazione di una nuova comunità formata da uomini nuovi che non temono il giudizio divino. Un non-luogo tra la terra e il mare, dove le giraffe possono scoreggiare senza temere ritorsioni d’altri animali, dove i coccodrilli hanno un ruolo chiave e dove ogni buon tifoso del Bologna troverà una casa, un lavoro e la sua realizzazione. Casinò, casino e circo. Tre C. Tre speranze. Tutto questo è “daddatown”. E’ solo questione di tempo. Due tre anni al massimo. No, non sono ubriaco. Adesso, almeno. Quando “daddatown” era molto più di un’idea tutti lo erano, ubriachi intendo. Quindi spero mi perdonerete questa digressione ma era doverosa.


STADIO

Alle 14 e 30 si sale sul pullman. Si arriva allo stadio. Perquisizioni molto rigide non senza polemiche. Personalmente avrei molte cose da dire [e mi faccio un attimo serio] perché ho dovuto subire minacce di diffide gratuite da parte di un funzionario locale, però taccio perché non è questa la sede, mi limito a rimandarvi a questo video che a mio avviso riassume in modo trasversale il clima di repressione che si respira nel nostro paese.

Siamo in 170. E’ un buon numero. Un numero che poche tifoserie [escludendo Bari] possono raggiungere. Alla faccia di chi ci vuole male. Ci posizioniamo abbastanza compatti nel settore basso con il nuovo stendardo in vista [per l’altro rimando al link….], mentre gli striscioni dei club sono posizionati nella parte superiore. I leccesi non hanno striscioni in curva [anche se durante la partita espongono uno striscione “all’attacco!” per pochi secondi] e ci fanno pervenire un loro comunicato dove affermano che per la loro festa del centenario allo stadio non organizzeranno nulla per non dover chiedere autorizzazioni, mentre opteranno per una festa per le vie della città. Personalmente trovo questa loro scelta più che giusta e coerente e auspico che venga presa in considerazione fra un paio d’anni. Per parlare della partita sono poco indicato, anche perché il “daddatidadelpane” mi ha dato poco pane ma tante birre e ricordo poco se non un Amoroso in gran spolvero, una difesa solida e un Lavecchia che mi esalta sempre di più. Il nostro tifo è buono, nulla di trascendentale, anche perché non pochi accusano il viaggio e rischiano lo svenimento, ma rimane comunque costante per tutta la partita, con alcuni buoni picchi [l’armata, che ci viene sempre bene, e un paio di “forza ragazzi” che si sentono anche nella sintesi di 90° minuto]. I leccesi sono in tanti, curva piena e anche loro hanno buoni picchi, ma anche alcuni passaggi a vuoto. Oltre ad un paio di insulti reciproci di routine, si segnalano anche alcuni cori in comune contro la repressione.

Tutto fila liscio, liscio la maglia di Castellini che mi passa a tre centimetri, e attendiamo un’ora per uscire dal settore


VIAGGIO DI RITORNO. [+qualche considerazione]

Procede tranquillamente, con pochi momenti degni di nota, se non fosse altro per qualche confidenza hard della maddy [che tengo per me…] e un 30 minuti di disco time che hanno messo a dura prova il mio orecchio e la tolleranza d’Elia che sono sicuro che dentro di se invocava l’intervento della la polizia della musica. Poi, dopo una sosta in quel di Bari dove un buttafuori è stato messo a guardia del frigo delle birre, dove un camion ha rischiato di mettere fine alla mia esistenza ( a proposito devo ringraziare una ragazza dei freak che mi ha salvato la vita), dopo un momento d’introspezione a Cerignola dove ammirando un’astronave incastrata nel terreno (no, non sono ubriaco) ho ripensato ad un momento speciale della mia vita (…), all’altezza di Pescara sono entrato nel mondo dei sogni, intervallato solamente dalla testa d’Elia che pericolosamente si adagiava su di me facendomi venire qualche dubbio, risvegliandomi come per magia in quel di Bologna.

Mi rimane giusto il tempo di ringraziare gli Ultras per l’accoglienza con loro e per i bellissimi momenti d’aggregazione passati assieme. Non so bene il parere di chi leggerà queste righe, ma mi verrebbe d’invitare chiunque pensasse di avere un (pre)giudizio sugli Ultras del Bologna a vivere una trasferta insieme a loro prima di formularsi qualsiasi forma d’opinione. Certi valori di gruppo, d’amicizia e di rispetto non s’imparano il sabato pomeriggio in via Indipendenza, ma sono altrove. Sono tra chi, nonostante un mondo che rema contro, porta avanti uno stile di vita, nel bene e nel male, che cerca di veicolare un concetto che in una società come la nostra non ha senso perché non è monetabilizzabile: la partecipazione. Sembrerà stupido semplice o riduttivo ma io trovo che le forme di partecipazione disinteressata a questo mondo siano una rarità da salvaguardare e non da reprimere perché come diceva qualcuno molto prima di me: “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”


Gianluca